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Messaggio  gabriele Lun Ott 03, 2011 6:01 pm

Demenzialia
di Massimiliano Viviani
Per concepire dei figli, farli crescere ed educarli in seno alla modernità ci vuole sempre più stomaco, man mano che essa avanza: non è forse un caso che se ne fanno sempre meno. Ad ogni modo, educarli oramai è diventato impossibile, sia per motivi di tempo (la donna di fatto è stata sottratta al compito educativo e gettata nel mondo del lavoro) sia perchè la modernità diventa ogni giorno sempre più invadente. Il compito educativo a tutt’oggi viene delegato sempre più al Sistema e alle sue derivazioni tecniche o ideologiche: basta che guardiamo in casa nostra per constatare che la televisione ha molta più influenza educativa di scuola e genitori.
A conferma di ciò, porteremo un esempio eloquente di invadenza ideologica che viene dalla civilissima Svezia (e da dove se no?). Poichè questo Paese è all’avanguardia per realizzare la parità tra i sessi il più presto possibile, nel 2010 è stata aperta una scuola che ha deciso di conseguire questo obiettivo addirittura dall’età prescolare. Egalia -già il nome parla da sè- è infatti il progetto di una scuola materna di Stoccolma che ha deciso di eliminare le distinzioni di sesso sin dalla più tenera età. In questo asilo tutto viene accuratamente pianificato e studiato nei minimi dettagli affichè il bimbo possa crescere sviluppando “in modo naturale” le proprie inclinazioni di sesso: non solo in riferimento all’altro sesso, ma anche come comportamenti, atteggiamenti, modo di parlare, di vestire, di giocare ecc.
Tanto per cominciare, i bambini vengono chiamati in modo neutro, nè al maschile nè al femminile: per dire “lui” o “lei” non vengono usati i pronomi normali della lingua svedese (hon e han) che sono pertanto vietati, ma viene utilizzato un pronome neutro hen, inesistente nel vocabolario svedese ma molto utilizzato negli ambienti femministi e omosessuali (che sono evidentemente gli stessi che lo hanno coniato). In secondo luogo, ogni dettaglio viene curato per assicurarsi che i bambini non cadano in stereotipi di genere. Innanzitutto, dentro le aree di gioco sono mischiati i giochi maschili con quelli femminili, affinché i bimbi non siano condizionati da pregiudizi alcuni: di fianco alle bambole si trovano i robot, come accanto alla cucinetta di plastica si vedranno dei mattoncini Lego. Anche i colori sono mescolati, quindi niente rosa per le bimbe e azzurro per i bimbi. Possiamo allora senza molta fatica immaginarci una scena di gioco, in cui Jeeg Robot d’acciaio, vestito di color rosa shocking, scaglia verso il robot nemico l’ultimo maglio perforante disegnato da Dolce e Gabbana. Oppure magari vedremmo Goldrake mettere al bando queste vetuste velleità maschili e avvicinarsi a un invasore di Vega facendogli provare il suo beautycase di trucco all’ultima moda. In effetti c’è un po’ di confusione…
Ma chi pensa di avere letto già abbastanza in fatto di aberrazioni, si prepari perchè il bello deve ancora arrivare. Infatti in un asilo che si rispetti non possono certo mancare le fiabe: e voi pensate che gli innovativi educatori di Egalia non abbiano pensato anche a questo? Vietate in modo categorico Cappuccetto rosso, Biancaneve o Cenerentola. I bimbi di Egalia infatti, per crescere in modo naturale e spontaneo, hanno bisogno di fiabe diverse, che hanno piuttosto a che fare con coppie omosessuali, genitori single e figli adottivi: per esempio quella dell’amore tra due giraffe maschi, tristi per non poter avere un figlio, che adottano poi un uovo di coccodrillo…
Ci fermiamo qui, direi che può bastare. Le riflessioni che si possono fare sono tante. Innanzitutto, viene spontaneo mettere il dito sul profondo orientamento ideologico a cui i bambini, in un futuro forse nemmeno troppo lontano, probabilmente saranno sottoposti. Certo è doveroso chiamare in causa le lobbies dei gay e i circoli femministi, il cui presunto anticonformismo si rivela essere sempre in realtà la punta avanzata della modernità liberal-capitalista: è sconfortante vedere l’educazione dei nostri figli in mano non più a filosofi e studiosi di morale, ma ai transgender, ai vari Vladimir Luxuria… Ed è pure comprensibile immaginare che simili degenerazioni abbiano una forte componente di pianificazione da parte del Potere, dato che si è constatato oramai che un uomo -inteso come essere umano- con una identità sessuale confusa è anche una persona senza carattere, docile, ubbidiente, conformista…
Tuttavia credo che queste considerazioni vadano superate, perchè questo tipo di educazione rappresenta l’esito necessario e inevitabile a cui la modernità prima o poi dovrà giungere ovunque. Tutto è coerente con le premesse dell’uomo astratto, uguale e universale, teorizzato dagli illuministi e concretizzatosi con la Rivoluzione Francese. Inutile eccepire con i “se” e i “ma”: una valanga non si può fermare a metà, una volta messa in moto si ferma solo con la distruzione totale, propria e di ciò che le sta intorno. Una volta rotti gli equilibri, tutto precipita, e nessuno ne può più gestire l’andamento.
Perchè credo sia chiaro che l’obiettivo di questo genere di progetti non è certo quello di permettere a ciascun bambino di svilupparsi in modo spontaneo. “Egalia dà loro una fantastica opportunità per essere chi vogliono essere” afferma la direttrice dell’asilo. Vista tutta la pianificazione che ci sta dietro, mi sembra assai difficile: l’unica cosa che si sviluppa è l’ideologia che hanno già deciso a priori gli educatori! Anche perchè, si provi a supporre che al termine degli anni di asilo, escano dei maschietti e delle femminucce ben differenziati, i primi aggressivi e sicuri di sè, le seconde più vezzose e arrendevoli: voi pensate che gli educatori sarebbero contenti? O piuttosto parlerebbero di fallimento, perchè i caratteri sarebbero troppo definiti? In realtà lo scopo è implicito nel nome. L’istituto si chiama “Egalia” non a caso: l’obiettivo non è affatto quello di far crescere spontaneamente i bimbi, ma quello di cancellare ogni differenziazione sessuale, che poi è anche uno degli obiettivi prossimi della modernità.
Ragionando in questo modo, di imposizioni sulla persona e di intollerabili costrizioni, di diritti alla libertà e ad uno sviluppo naturale, si potrebbe andare ancora più in là. Non è difficile infatti accusare la società di intollerabile razzismo e discriminazione nei confronti dei bambini, nonchè di attentato alle loro sacrosante libertà individuali. Tanto per cominciare, perchè i genitori dovrebbero mai decidere il nome del bambino in vece sua? Non sarebbe molto più libero se potesse sceglierselo lui? Non si potrebbe chiamarlo quindi in modo neutro (per esempio: m1) fino ai sei anni, quando potrà scegliersi liberamente il nome della sua vita? E a proposito di genitori, perchè mai imporgli i suoi genitori biologici? E se lui preferisse crescere con altri genitori? Perchè non offrirgli questa straordinaria opportunità? Magari lasciandolo in un orfanotrofio finchè non sarà in grado di scegliere liberamente dei genitori adatti a lui? E poi chi decide che m1 deve nascere e crescere proprio a Stoccolma imparando lo svedese? E se lui volesse crescere, che so, a San Pietroburgo, imparando il russo? O in qualsiasi altra città del mondo? Perchè non offrirgli questa straordinaria opportunità di scegliersi luogo e lingua di nascita? Magari lasciandolo in un luogo neutro -per esempio un laboratorio- e utilizzando un linguaggio conputerizzato onde evitare intollerabili imposizioni e discriminazioni linguistiche? Allora sì vedremmo m1, nato in laboratorio, cresciuto in un orfanotrofio, educato da un computer che comunichi con lui mediante un linguaggio in codice, allora sì che lo vedremmo essere finalmente libero!

http://www.agerecontra.it/public/press/?p=13445

gabriele

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