Vangelo: la loro datazione
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Vangelo: la loro datazione
Chi nega la credibilità storica dei Vangeli sostiene che sono stati composti molti decenni dopo la morte di Cristo, quando i testimoni oculari dei fatti ivi narrati erano ormai scomparsi e nessuno avrebbe potuto così smentirli. Eppure, ci sono prove che affermano che anche il Vangelo di san Giovanni, l'ultimo, è stato scritto in epoca antichissima.
Il Vangelo di san Giovanni è stato scritto - a detta degli studiosi - per ultimo, sul finire del primo secolo. Ma in un interessante articolo pubblicato su "Il Nuovo Areopago" nel 1994, Julian Carron, oggi successore di don Giussani alla guida di CL, allora docente di Sacra Scrittura presso il Centro Studi teologici San Damaso a Madrid, affermava l'esistenza in quel Vangelo di "molti elementi che si possono spiegare solo prima della distruzione di Gerusalemme", avvenuta - come è noto - ad opera dei romani nell'70 d.C.
A sostegno della sua tesi, Carron cita, tra gli altri, un chiaro esempio che riportiamo: "Nel racconto della guarigione del malato che aspettava per essere guarito l'agitazione delle acque nella piscina - contenuto nel Vangelo di Giovanni - si dice: C'é (in greco: estin) in Gerusalemme, vicino alla porta delle Pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzaetà che ha cinque portici" (Gv 5,2).
Questo versetto svela molto. Scriveva Carron: "Il presente dell'indicativo in cui viene data la notizia dell'esistenza della piscina (estin = c'è), mentre tutto il racconto è scritto in aroisto (cioé al passato), come se facesse riferimento a un fatto succeduto nel passato, mostra che quando questi racconti furono scritti esisteva ancora quella piscina".
E conclude significativamente: "Questo si poteva affermare solo prima della distruzione di Gerusalemme, nell'anno 70".
Quando - aggiungiamo noi - i testimoni oculari di quell'episodio erano ancora vivi e avrebbero potuto smentire. Cosa che non avvenne!
Il Vangelo di san Giovanni è stato scritto - a detta degli studiosi - per ultimo, sul finire del primo secolo. Ma in un interessante articolo pubblicato su "Il Nuovo Areopago" nel 1994, Julian Carron, oggi successore di don Giussani alla guida di CL, allora docente di Sacra Scrittura presso il Centro Studi teologici San Damaso a Madrid, affermava l'esistenza in quel Vangelo di "molti elementi che si possono spiegare solo prima della distruzione di Gerusalemme", avvenuta - come è noto - ad opera dei romani nell'70 d.C.
A sostegno della sua tesi, Carron cita, tra gli altri, un chiaro esempio che riportiamo: "Nel racconto della guarigione del malato che aspettava per essere guarito l'agitazione delle acque nella piscina - contenuto nel Vangelo di Giovanni - si dice: C'é (in greco: estin) in Gerusalemme, vicino alla porta delle Pecore, una piscina chiamata in ebraico Betzaetà che ha cinque portici" (Gv 5,2).
Questo versetto svela molto. Scriveva Carron: "Il presente dell'indicativo in cui viene data la notizia dell'esistenza della piscina (estin = c'è), mentre tutto il racconto è scritto in aroisto (cioé al passato), come se facesse riferimento a un fatto succeduto nel passato, mostra che quando questi racconti furono scritti esisteva ancora quella piscina".
E conclude significativamente: "Questo si poteva affermare solo prima della distruzione di Gerusalemme, nell'anno 70".
Quando - aggiungiamo noi - i testimoni oculari di quell'episodio erano ancora vivi e avrebbero potuto smentire. Cosa che non avvenne!
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